Istituire aree protette per difendere la biodiversità delle foreste tropicali non è sufficiente per salvare le specie di mammiferi in pericolo che abitano in quei luoghi. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Firenze e pubblicato su PLOS Biology. Le foreste tropicali sono enormi depositi di biodiversità. Sebbene queste ricche distese di terra costituiscano meno di un decimo della superficie terrestre, ospitano oltre il 60 per cento delle specie conosciute. Tra queste, vi è una concentrazione di specie in via di estinzione più elevata che in qualsiasi altro luogo della Terra. “Abbiamo scoperto – ha dichiarato Lydia Beaudrot, coautrice dello studio – che le foreste tropicali vicine a più persone hanno meno specie di mammiferi. Ciò suggerisce che alcune specie non sopravvivono nemmeno quando le foreste sono protette, come nei parchi nazionali”. Nelle foreste tropicali che si estendono su tre continenti (Sud America, Africa e Asia), i ricercatori hanno misurato la varietà e la densità delle popolazioni di mammiferi utilizzando un set di dati senza precedenti, originato da oltre 2.000 telecamere distribuite nelle foreste tropicali di tutto il mondo.  Questo sforzo ha prodotto dati a lungo termine su 239 specie di mammiferi, consentendo ai ricercatori di esaminare come le loro popolazioni cambiassero in relazione alla densità della popolazione umana nelle aree vicine. I siti nello studio variavano da grandi regioni forestali continue a ecosistemi forestali altamente frammentati. I ricercatori hanno sviluppato un modello che integra i dati di telerilevamento, vale a dire le informazioni raccolte da immagini aeree, con le immagini delle telecamere di sorveglianza per comprendere meglio l’impatto della presenza umana sulle comunità di mammiferi nelle aree protette.